Il seguito di "Intervista a...."

Dove i fans sono i protagonisti, raduni, eventi, viaggi e possibilità di mostrare la propria passione per Michael. Lascia i tuoi contatti social: Skype, Messenger, Facebook, Instagram, Tik Tok, Whatsapp o Linkedin!
Rispondi
liberiangirl
Utente certificato
Utente certificato
Messaggi: 1582
Iscritto il: 16 settembre 2006, 16:01

Il seguito di "Intervista a...."

Messaggio da liberiangirl » 26 febbraio 2010, 11:30

Ancora una volta

L’ultima volta che vidi Michael fu più di un anno fa. C’eravamo lasciati di comune accordo con un patto, quello di non vederci e ne sentirci se non fosse stato lui a farlo, ed io acconsentii, seppure con la morte nel cuore a questo suo desiderio.
Quando andai via da Neverland sapevo che un giorno ci saremmo rivisti,ma volevo che fosse lui a decidere come e quando, ed infatti fu cosi.
Mi chiamò una sola volta sul cellulare, e non credetti alle mie orecchie quando sentii la sua dolce voce, mi disse solo “Hi Sarah” ma lo riconobbi subito, parlammo per qualche minuto, mi disse che ora stava proprio bene e sarebbe partito con i suoi figli per il Barhein. Mi salutò sussurrandomi che non mi aveva scordato, e non aveva scordato i mesi passati con me. La traccia del suo numero rimase sul mio cellulare per qualche minuto ma poi decisi di cancellarlo subito perché non avrei resistito a richiamarlo. Sapevo che un giorno o l’altro mi avrebbe chiamato per dirmi se ci volevamo rivedere……ed io attesi, per tanto e troppo tempo seguendo la sua vita attraverso i giornali ed internet.

Lavoravo molto e questo era un modo per non pensare a lui, anche se era impossibile non farlo, ogni momento della giornata era dedicato al suo pensiero, sapevo che comunque ora la sua vita si era rimessa al meglio, credevo fermamente che si sarebbe rimesso a comporre, e quando arrivò la notizia che si trovava in Irlanda con l’intenzione di riprendere la sua attività di musicista, scoppiai dalla gioia, finalmente la sua creatività era uscita fuori, e non dando ascolto alle solite malelingue che fiorivano attorno alla sua persona ero felice per lui, ma al tempo stesso sapevo che forse non mi avrebbe più chiamato.

Ero seduta alla mia scrivania quando, per l’ennesima volta in un’ ora, squillò il cellulare, stavo cercando di scrivere una recensione su una mostra di pittura, e non avendo ancora finito il pezzo decisi di lasciarlo squillare, ma poiché speravo sempre in cuor mio di vedere il numero di Michael gettai un occhio al display ed ebbi un tuffo al cuore, c’era il numero di Michael , con la mano tremante schiacciai il tasto e dissi “Pronto”. Ricordo solamente che lui mi disse il luogo dove voleva incontrarmi il venerdì successivo e che avrebbe mandato una macchina a prendermi.
Ero sulle nuvole, avevo la testa che mi scoppiava e un forte tremore aveva preso la mia persona.
Con calma riflettei sul da farsi e tramite internet prenotai un volo per Dublino, era li che mi aspettava.

Durante il volo, che fu della durata di un paio d’ore non ebbi la capacità di pensare a nulla, se non che avrei rivisto la persona che più amavo nella mia vita.
Scesi all’aereoporto sotto una bella grandinata, faceva un cavolo di freddo, ma ero talmente gelata già io che non mi accorsi di nulla.
Attesi pazientemente che qualcuno si avvicinasse e dopo circa dieci minuti riconobbi il suo autista, gli andai incontro cercando di essere disinvolta, ma credo che lui si accorse della mia confusione perché mi guardò con un certo affetto, dovevo essere proprio patetica in quel momento.
Mi accomodai nel caldo della macchina e gli sorrisi riconoscente, aveva capito il mio stato d’animo, e per questo gliene fui grata, difatti mi parlò pochissimo, se non per scambiare le solite frasi di cortesia.
Un pò ripresa dal calore del riscaldamento cominciò a prendermi il panico “Oddio, ma che sto facendo?” E’ stato tutto così precipitoso che solo ora mi sto rendendo conto di quello che stava per accadere, e se sarebbe stato tutto diverso dall’ultima volta? Come potevo essere così stupida da pensare che un uomo come Michael Jackson mi avrebbe accolta alla stessa maniera di un tempo nel quale la sua vita era stata così provata? E se fossi rimasta delusa dalla sua freddezza? Lo avrei sopportato?
“Ma se mi ha chiamato lui” riflettevo tra me “è perché aveva voglia di vedermi, e allora perché questa angoscia?” Avevo la bocca talmente asciutta che quando Bob, l’autista mi rivolse la parola temevo che non avrebbe capito nulla, per mia fortuna riuscii a rispondere con disinvoltura e mi calmai un pochino. Gli chiesi quanto mancava e mi disse che eravamo arrivati, difatti passò un cancello che ci introdusse in un piazzale dove si intravedeva la parte principale di un piccolo maniero, era bellissimo, di fredda pietra nera, con delle grandi finestre da dove traboccava una calda luce rossastra, ogni finestra era circondata da folto fogliame che tremava al vento gelido del nord.
La macchina entrò in un garage laterale ed ad accogliermi c’era una paffuta irlandese, bionda e con un sorriso simpatico, prese il borsone da viaggio e in uno stentato inglese mi disse di entrare che Mister Jackson mi stava aspettando.
Era seduto accanto al camino, con le gambe distese e appoggiate su una poltrona, il suo profilo schermato dai capelli neri era bellissimo, stava leggendo un libro presumo di arte, e quando sentì la porta del salotto richiudersi girò lentamente il viso, “Oh, sei qui” disse alzandosi e sorridendo mi venne incontro come se ci fossimo lasciati solo da qualche ora.
Mi abbracciò, io gli cinsi la vita sottile con le braccia, mi diede un bacio sulla guancia, poi mi scostò da lui, mi guardò dolcemente negli occhi e in uno stentato italiano mi disse “Ciao”, poi mi tenne tra le sue braccia a lungo sussurrando il mio nome.
Più tardi , mentre mi stavo cambiando mi venne in mente il suo viso e mi ricordai che stranamente aveva le guance ricoperte da una barba non fatta di circa una settimana che gli rendeva le fattezze un po’ troppo cupe, lontano dal ricordo del suo viso sempre molto solare.
Strano per Michael, riflettevo tra me, che forse aveva in mente di cambiare il suo look?
Questo dilemma mi fu presto svelato quando, non appena fui di nuovo con lui, mi accennò ad una piccola sorpresa che aveva in mente per me.
Facendomi accomodare accanto a lui su di un comodo divano mi guardò sorridendo e mi disse: “Sai, ho pensato ad una cosa, e spero ti faccia piacere, oltre che ad essere molto divertente, vorrei fare una cosa che ho sempre desiderato ma che non mi è stato mai permesso farla, vivere da comune mortale una settimana, in giro per le strade, facendo compere nei negozi, mangiando nei ristorante e andare al cinema senza la scorta”.
Mi guardò un attimo per vedere la mia reazione e senza scompormi ma con grande curiosità risposi “Ok” chiedendomi cosa avesse in serbo Michael.
“Va bene” continuai “Sarà stupendo, ma come si può realizzare questo tuo desiderio?”, pensavo già alle frotte di fotografi che ci avrebbero assillato, la curiosità della gente che ci avrebbe reso impossibile camminare tranquillamente per le strade, e quando io cominciai a fargli tutte queste domande senza peraltro dargli il tempo di rispondere, allarmata dalle possibili conseguenze, lui mi mise una mano sulla bocca ridendo divertito “Calma, calma, sono io quello che deve agitarsi, non tu. Abbi fiducia, aspetta che ti esponga il mio piano” e alzandosi e mettendosi di fronte a me, mi guardò con un sorriso disarmante e portandosi entrambe le mani al viso mi disse “E questa barba, che mi rende impossibile dormire e mi fa prudere il viso, secondo te , perché me la sono fatta crescere?” Forse avrò fatto l’espressione più idiota che si possa vedere sul viso di una persona, ma in quel momento cominciò a ridere, cadde sulla poltrona dietro di lui e gettò la testa all’indietro continuando a sghignazzare alle mie spalle. Pensavo che non la finisse più, d'altronde non avevo detto niente di così esilarante, ma tornandomi a guardare e cercando di fare il serio, mi chiese scusa.
“Perdonami, ma se tu avessi visto la tua espressione non avresti fatto a meno di ridere, eri veramente comica, e anche un po con la faccia da stupidina. Non arrabbiarti ma è proprio cosi” continuò e cercando di mantenere un atteggiamento più serio si rimise seduto accanto a me.
“Ecco, pensavo di mascherarmi, sai con qualche accorgimento credo che potremmo riuscire a farci passare per una coppia qualunque.” Continuavo a chiedermi se tutto l’isolamento nel quale aveva vissuto avesse influito sulle sue facoltà, ma visto che io ero li per stare con lui, gli dissi che per me non c’erano problemi a fare come desiderava.
Del resto sapevo che Michael se si metteva in testa una cosa l’avrebbe portata a termine e di buon grado mi preparai a questa avventura. Mi disse che saremmo partiti di li a poco e ci saremmo fermati a mangiare per strada, e dandomi una pacca sul sedere mi disse di andare a prepararmi. Lo raggiunsi dopo qualche minuto nel garage della casa, lui era seduto a fianco del posto di guida e tamburellava sul cruscotto con le lunghe dita, non appena mi vide si sporse verso lo sportello del guidatore e facendomi cenno con la mano mi disse “Svelta, salta su!”. Stentai a riconoscerlo nel buio della macchina, era infagottato in un giubbotto nero con il collo di pelliccia, il più squallido e anonimo giubbotto che avevo mai visto e sulla testa, a coprire i capelli raccolti in una coda un cappello da baseball.
Questa volta fui io a scoppiare a ridere dicendo”Wow! Sei tremendo Michael, ma come ti sei conciato, sembri uno di quei sfigati cantautori che chiedono l’elemosina sotto le metro, sei orribile!”
“Perfetto” mi rispose stringendomi una mano, “E’ l’effetto che volevo ottenere, sfido chiunque a riconoscermi” disse eccitato e mi fece cenno di avviarmi.
Il viaggio sino a Dublino durò un paio d’ore, io guidavo non molto sicura in quelle strade buie e sconosciute, ma Michael accanto a me parlava eccitatissimo, programmavamo insieme il da fare e rassicurata dalla sua tranquillità, pregustavo questa avventura insieme all’uomo più imprevedibile e scanzonato che avessi conosciuto, del resto cosa mi importava di come poteva apparire, era lui e questo mi bastava.

Entrando nella periferia di Dublino ci accolse un tempo pessimo, con pioggia e forte raffiche di vento, Michael si era fatto suggerire dalla domestica un pub dove si poteva mangiare tranquillamente e senza pericolo di essere riconosciuto, con difficoltà riuscimmo a trovare il locale, anche perché Michael non era del minimo aiuto, si guardava intorno con aria assente e non dava retta alle mie richieste, d'altronde io non conoscevo la città e tra la pioggia e l’indifferenza di Michael mi ero molto innervosita.
Lasciammo la macchina quasi davanti all’ingresso, molto probabilmente non c’era molta gente, ma prima che aprisse la portiera lo fermai e gli chiesi”Sei convinto Michael di quello che stai facendo? Mi sembri un po’ troppo sicuro del tuo travestimento, qui oltre me non c’è nessuna guardia del corpo che può difenderti lo sai?”, mi guardò un po’ spazientito, poi mettendo una mano sulla mia la strinse e disse “Ti prego, lasciami vivere”

Ci sedemmo ad un tavolo un po’ in disparte, gli chiesi di mettersi con le spalle rivolte alla sala, ma lui non ascoltandomi minimamente si accomodò dalla parte opposta e fece cenno ad una cameriera di avvicinarsi, io ero molto tesa, cominciavo a sentirmi a disagio e mi pentivo di avergli dato retta. Ordinò una serie di porcherie fissando la ragazza negli occhi, lei non si accorse fortunatamente che era lui anche perché aveva tenuto il cappello in testa, ma io ero certa che se lo avesse guardato con più attenzione lo avrebbe riconosciuto. Mangiai il più in fretta possibile mentre Michael lo faceva con una lentezza esasperante. Ad un tratto entrarono cinque ragazzette che si sedettero accanto al nostro tavolo, ridevano e parlavano a voce alta e ogni tanto giravano lo sguardo dalla nostra parte, fissando Michael insistentemente, certo anche con quel po’ di barba e i capelli che gli si erano un po’ arricciati sfidavo a non riconoscerlo. “Ti prego andiamo via” gli dissi prendendolo per la manica, dato che ora si era tolto anche il giaccone, “Lo vedi come ti fissano quelle là ?” Si voltò dalla mia parte e fissandomi con i suoi occhi scuri e penetranti mi lanciò uno sguardo a dir poco sconcertante, forse non aveva capito a quale rischio andavamo incontro, giuro non lo capivo e mi stavo proprio inquietando quando una di quelle si girò dalla nostra parte e bisbigliò qualcosa all’orecchio della vicina, un brivido mi percorse la schiena ed ebbi il sentore che qualcosa di molto spiacevole sarebbe accaduto. Difatti iniziarono ad agitarsi mentre Michael continuava a infilare delle patatine nella salsa di ketcup, stavolta il suo profilo era inequivocabile, una ciocca di capelli gli era scivolata dal fermacapelli e giusto un cieco non lo avrebbe riconosciuto. Mi alzai in fretta e mi diressi alla cassa per pagare e quando mi girai due di loro si stavano dirigendo verso il nostro tavolo, tornai da lui in un baleno giusto in tempo per sentire una di loro che gli chiedeva “Ma tu sei Michael Jackson?” Le scansai in modo villano da lui e con gesto deciso lo presi per un braccio dicendogli “Ora andiamo” Fu a quel punto che si rese conto di essere stato scoperto e con rapidità si diresse verso la porta lasciando cappello e giaccone sulla sedia. Io ero inorridita e spaventata mentre cercavo di infilare la chiave nella serratura e Michael che mi diceva “Sbrigati, fai in fretta” mentre sulla porta del locale si affacciavano le ragazzine. Una volta in macchina spinsi il piede sull’acceleratore e fummo presto in strada. Dopo aver percorso un centinaio di metri accostai la macchina e lo guardai “Tu sei matto, e ancor più matta sono io che ti ho dato retta, ti rendi conto del pericolo che abbiamo corso? Michael ma mi stai ascoltando o sei diventato sordo?” Si rivolse dalla mia parte e vidi il suo viso scuro, aveva le labbra serrate e mi fissava senza parlare. Ma cosa mi era saltato in mente di fare, cosa stavo facendo li con lui, mi sembrava un sogno, non ero più io che stavo là, ma un’altra persona, non riuscivo più a capire nulla. Una strana paura si stava impadronendo di me, chi era quell’uomo seduto accanto a me, un estraneo che avevo tanto amato e desiderato ora me lo sentivo nemico, cosa ci facevo in Irlanda con Michael Jackson?
Avevo voglia di andare via da quel posto e da lui.
Lentamente rimisi in moto la macchina e cercando le indicazioni sulla cartina che avevo sulle gambe mi diressi verso la statale che ci avrebbe portato al centro di Dublino.
Giuro non stavo più capendo Michael, lo sentivo come un pericolo.
Fortunatamente l’albergo che ci avevano prenotato aveva delle costruzioni indipendenti, per cui una volta presa la chiave entrammo nelle nostre stanze. Capii che era molto turbato perché non mi rivolse la parola e andò a chiudersi nella sua camera.
Mi buttai sul letto vestita, senza voglia di fare niente, ero svuotata e mi domandavo che senso avesse tutto questo, cosa stavo facendo? La baby sitter ad un uomo di cinquantanni famoso come solo Iddio lo sa, per di più con tre figli piccoli, ma che si comportava come un ragazzino stupido e viziato. Ma con chi stava giocando? Ero molto arrabbiata, soprattutto con me stessa, per aver permesso a Michael di usarmi, si mi sentivo usata da un uomo viziato, che non aveva il minimo rispetto per chi gli stava accanto, era forse così diverso allora? Era veramente così lontano dalla realtà l’immagine che mi ero fatta di lui?
Dall’altra stanza arrivavano rumore di passi soffocati dalla moquette, quando si aprì la porta la sua figura si stagliò attraverso la luce, mi misi seduta sul letto e ci fissammo. Si avvicinò e fermandosi accanto al letto allungò una mano e alzando le sopracciglia sorrise.
“Che pasticcio vero?” disse ridendo “Mi spiace, non volevo che andasse a finire così”
Non sapevo cosa rispondere, anche perché l’espressione del suo viso era, come al solito , disarmante, “Beh” provai a dire ma subito Michael mise un dito sulla bocca e disse “Basta, siamo qua, e poi sono stanco, posso stendermi sul letto accanto a te? Non voglio stare solo” Si sedette sul letto e poi di botto si lasciò andare disteso e iniziò a stirarsi. Lo guardai mentre uno sbadiglio gli fece spalancare la bocca , si tolse gli stivali e li fece cadere rumorosamente in terra, poi si girò verso di me e allungando il braccio prese la mia mano. Il caldo calore del suo contatto mi piacque e socchiusi gli occhi, vidi che cercava di spegnere la luce sul comodino e quando fummo immersi nell’oscurità si avvicinò a me. Mi circondò le spalle con il suo braccio e mise la sua bocca sulla mia, era calda e morbida.
Durante la notte, accompagnata dal rumore della pioggia che batteva sulle finestre, ripensai a Michael, lo sentivo respirare al mio fianco, ora fragile ed indifeso nella sua ingenuità, e provai come pena nei suoi confronti. Si illudeva di poter condurre una vita normale, ma questo per lui era impossibile e mi si strinse il cuore. Chissà domani cos’altro aveva in mente, e con questo pensiero ed un suo braccio sopra il mio stomaco mi addormentai, abbastanza esausta della giornata.

..........


Più tardi mentre in camera mia stavo cambiandomi sentii bussare e prima che dicessi avanti lui era già dentro. Sembrava imbarazzato, e con le mani in tasca si mise di fronte alla finestra, dandomi le spalle. Avevo paura mi dicesse qualcosa di tremendo e rimasi con in mano la spazzola dei capelli in attesa che lui parlasse, poi si girò verso di me , strinse come al solito le labbra, poi con un sorriso nervoso mi disse “Pensano che tra me e te ci sia qualcosa. Sai che è una cosa impossibile vero?”
Lo guardai un momento negli occhi per capire fino in fondo il suo pensiero, poi distogliendo lo sguardo da lui, mi girai e andai verso il bagno dicendogli “Lo so Michael” fingendo una certa noncuranza. Mi raggiunse e mi fermò, poi scostandomi una ciocca di capelli dal viso mi disse “Guardami per favore”, alzai gli occhi su di lui con una gran voglia di piangere e con il desiderio di far rimanere impressi nella mia mente i suoi occhi nerissimi che mi fissavano.
“Ti voglio bene, ma più di questo non posso”.
Lo abbracciai e misi il viso sul suo petto, sentivo le lacrime che mi scivolavano sulle guance, quando mi accarezzò si accorse che stavo piangendo e mi disse “No, questo è proprio quello che non volevo”.
La sua voce era bassa e mi parlava dolcemente asciugandomi una lacrima con un dito, “Scusami, sono stato troppo brusco, è che è da tanto che non ho una donna vicino, è ho davvero paura. Senti godiamoci questi giorni, poi al domani ci penseremo, ti va?”
Gli sorrisi e sospirai profondamente.
Cosa dovevo dirgli che, si andava bene così, che mi bastavano quei giorni passati insieme, e poi ognuno per la propria strada?
Questo si aspettava che dicessi, non che lo amavo tremendamente, che era parte della mia vita da troppo tempo e non volevo fare a meno di lui, ma questo Michael non voleva sentirselo dire, erano troppo diverse le nostre vite, ognuno dovrà andare per la sua strada. Lontana da lui, per me.
“Ti aspetto di sotto, fai presto” e uscì dalla stanza

Michael era di pessimo umore quando arrivammo di fronte all’entrata del cinema, si arrabbiò moltissimo con Allan perché aspettammo un quarto d’ora prima di riuscire ad entrare, ci riservarono dei posti in fondo alla sala e vi entrammo a film già iniziato.
Fecero sedere Michael all’inizio della fila per dagli la possibilità di andarsene non appena terminava il primo tempo e io gli sedetti accanto. Lo guardavo , aveva il viso appoggiato sulla mano e ogni tanto socchiudeva gli occhi, come se all’improvviso un pensiero lo distogliesse dal film.
Non mi rivolse mai la parola, e qualche minuto prima dell’intervallo il proprietario del locale gli si avvicinò e lo condusse via.
Ma che razza di vita deve fare questo poveraccio, pensai tra me, nascondersi dalla gente senza aver fatto nulla di male.
Non mi sentivo un gran che, il film poi era molto violento ed erano più le volte che abbassavo il viso per non vedere scene raccapriccianti.
Finito il film ci avviammo di corsa verso la macchina che ci aspettava all’uscita di servizio, Michael disse che preferiva tornare a casa, che aveva un forte mal di testa e aveva bisogno di dormire.
Tornati a casa Rachel mi chiese di fargli compagnia per un drink ed io accettai volentieri, tutto volevo ma non di rimanere sola.
Michael si scusò ma volle ritirarsi nella sua stanza, fece così anche Allan e rimanemmo io e lei.
..............

Mettendo una mano sulla mia e guardandomi attraverso un bel sorriso mi disse “Sapevo che eri una donna intelligente, Michael deve essere felice di averti come amica.”
La parola amica mi accompagnò per buona parte della nottata, stentavo ad addormentarmi perché ripensavo all’atteggiamento freddo di Michael al cinema e alle parole di Rachel.
Avevo un gran desiderio di vederlo, di toccarlo e non riuscendo più a frenarmi mi alzai e mi avvicinai alla porta della sua stanza. Avvicinai l’orecchio e rimanendo un momento ferma cercai di capire se dormiva, ma non si sentiva nulla, c’era troppo silenzio e allora facendomi coraggio aprii piano la porta. Nella penombra della stanza illuminata solo da una piccola lampada vidi Michael disteso sul letto ancora vestito.
“Entra” mi disse portando una mano sugli occhi. Vedevo il suo profilo, e ricordavo le tantissime foto che criticavano il suo naso, ma era bellissimo. Aveva ancora la camicia e la cravatta leggermente slacciata, mi avvicinai e sedetti accanto a lui sul letto.
“Hai ancora mal di testa ?” Guardandomi mi sorrise e scuotendo la testa disse di no, poi si fece un po’ più in la e mi disse di mettermi vicino a lui. Mi prese una mano e se la mise sulla fronte “Come sei bella fresca, ed anche profumata” Sentivo il calore del suo corpo attraverso la vestaglia e iniziai ad accarezzargli i capelli.
“Scusa per questa sera io..” non lo lasciai finire la frase, non ero venuta li per sentimi fare scuse, e glielo dissi, “Sono venuta per stare vicino a te, per dirti che non devi preoccuparti di nulla, che va tutto bene e sono contenta di questi giorni, non ti chiedo altro Michael”, si portò la mia mano alla bocca e me la baciò, poi mi sorrise come lui solo sapeva fare.
Il suo sorriso, dolce e stupendo mi riempì il cuore, mi avvicinai alla sua bocca e lo baciai, ricambiò il mio bacio prendendomi tra le sue braccia, mi stringeva convulsamente, come se stessi per sfuggirgli, poi girandosi sopra di me mi guardò negli occhi “Sei fantastica, sei bella ed irresistibile, ho voglia di fare l’amore con te!”
Michael quando voleva amare sapeva farlo, con tutta la passione e la dolcezza che potessero coesistere in un uomo, era un amante imprevedibile, ti portava fin su alle più alte soglie del piacere, per lasciarti sfinita e poi ricominciare con dolcezza ed infinita tenerezza.
Non avrei mai scordato quella notte passata con lui.

Cercando di capire cosa fosse quel “Bip Bip” continuo, aprii gli occhi e dando uno sguardo all’orologio mi accorsi che erano quasi le undici del mattino e quel trillo era il cellulare di Michael che squillava all’interno della sua giacca buttata in terra la sera prima. Attesi ancora sperando che lui si svegliasse, ma poiché non fece altro che girarsi dall’altra parte e continuare a dormire mi alzai alla ricerca del telefono che smise di suonare non appena lo presi in mano.
Rimasi un attimo incerta sul da farsi e poiché sentivo freddo mi rinfilai a letto , “Oh beh, se è qualcosa di importante richiameranno sicuramente.”
Mi riaddormentai accoccolata accanto a Michael e quando, molto più tardi, ma mi sembrò di aver chiuso gli occhi da qualche minuto, il telefono riprese a squillare lo chiamai scuotendolo leggermente.
“Cosa c’è, dormi per favore”
“Ma Michael c’è il tuo telefono che squilla, forza alzati” gli dissi continuando a scuoterlo, aprì gli occhi due tre volte prima di rendersi conto di quello che stavo dicendogli e finalmente si rese conto che il cellulare stava suonando. Si schiarì la voce e finalmente rispose.
“Hello”
All’altro capo del telefono si sentiva una voce maschile che parlò a lungo mentre Michael annuiva e tirandosi a sedere sul letto rispose assicurando che sarebbe stato li nella serata, poi dopo aver sbadigliato mi guardò e disse “Andiamo a Londra”.
Quando scendemmo dai nostri ospiti ci stavano aspettando in cucina con la colazione pronta e rimasero un po’ male allorché Michael disse loro che doveva andare via.
“E’ per via della pubblicazione dell’album, ed è importante che io sia a Londra in serata, abbiamo già il volo prenotato, alle 15.00, ci accompagni Allan?”
Salutai Rachel ed i bambini ringraziandola per la simpatia con la quale mi aveva accolto e ricambiando l’abbraccio mi disse sottovoce “Michael è fortunato ad averti conosciuto”, poi salimmo in macchina e ci avviammo all’aereoporto.
Ad aspettarci c’era Bob ed un’altra guardia del corpo che ci condusse all’interno di una saletta riservata, ma la notizia che c’era Michael si era già diffusa e qualche curioso stazionava all’esterno con la macchina fotografica in mano. Quando l’hostess ci avvertì che dovevamo imbarcarci , uscendo nei saloni Michael fù accolto da numerose grida di ragazzi e riuscimmo a passare a fatica tra la folla nonostante ci fossero un bel po’di guardie che ci scortavano. Ci fu qualcuno che lo tirò per la giacca gridando il suo nome e chiedendo autografi e lui si accostò ad un gruppo di ragazzi che gridavano “We love you Michael” e strinse parecchie mani sorridendo dell’affetto della gente.
Sguardi curiosi ci accolsero quando prendemmo posto all’interno dell’aereo e Michael sorrideva a tutti alzando la mano, rispondendo con gentilezza ai saluti di quanti gli dimostravano simpatia.
In quelle due ore di viaggio mi accorsi di quanto Michael fosse oggetto di curiosità e di affetto nonostante mancasse dalle scena da diverso tempo, il personale di bordo faceva a gara per essere carino con lui. Mi parlava continuamente e capivo che per lui, breve o di lunga durata, spostarsi in aereo era sempre motivo di stress. Riuscimmo a scendere per primi nonostante parecchi passeggeri volessero salutarlo e una volta saliti sulla limousine Michael mi rivolse un sorriso di sollievo.
Ora, quello che più mi preoccupava era, che fine avessi fatto io non appena giunti all’appuntamento, quanto avrei dovuto aspettare e con chi avrei passato tutto il tempo e quando lo chiesi direttamente a lui mi rispose semplicemente “Stai con me”.

................
cenno della mano e mandando baci alle numerose ragazze che cercavano di sfuggire al servizio d’ordine per toccarlo, sempre con la sua amabilità, e poi circondato dai poliziotti riuscì ad entrare in macchina. Bob mi prese per un braccio e di corsa fece entrare anche me e poi richiudendo di corsa la portiera fece cenno all’autista di partire di corsa.
Poiché c’era un po’ di traffico fummo seguiti per un centinaio di metri da alcuni ragazzi che iniziarono a battere sui vetri dei finestrini, certo non era molto rassicurante tutta la scena, ma una volta al sicuro all’interno della macchina, Michael abbassò un po’ il finestrino e toccò qualche mano , riusci a fare anche un paio di autografi a due ragazzette piangenti che lo chiamavano a gran voce e gli dicevano “Michael ti amo, Michael sei bellissimo” .
Come al solito anche lui gli disse “Vi voglio bene anche io” e strinse loro le mani.
Fortunatamente il semaforo si fece verde e partimmo di corsa.

La sera fummo invitati ad una festa alla quale Michael desiderava molto andare perché vi avrebbe incontrato alcuni proprietari di tv private, e network importanti, io ero abbastanza eccitata dalla giornata passata e accolsi volentieri l’idea. Questa volta si unì anche il suo portavoce, Raimond Bain, una donnona alta e grossa, molto sicura di se e pronta a consigliare Michael su ogni decisione che doveva prendere, infatti una volta saliti in macchina lesse la lista dei partecipanti alla serata e per ognuno Michael richiedeva un profilo. Ogni tanto il suo sguardo si posava su di me e mi sorrideva per tranquillizzarmi e non appena giungemmo al locale si girò dalla mia parte e posando una mano sulla mia la strinse e disse”Questa sera forse non potrò stare sempre vicino a te, ma qualsiasi cosa dovesse servirti stai sempre con Bob” e girandosi verso di lui lo guardò “Te l’affido, non lasciarla sola, non è il suo ambiente, qui sono come pescecani” e accarezzandomi la guancia mi prese per la mano e uscimmo dalla macchina. Subito centinaia di flash mi ferirono gli occhi, ecco perché lui portava sempre gli occhiali, e le solita urla dei fans e i fotografi che lo chiamavano resero difficoltoso il tragitto dalla macchina all’ingresso. Michael mi teneva sempre la mano e io mi sentivo addosso lo sguardo incuriosito della gente, ma lui camminava tranquillamente alzando la mano in segno di saluto, si fermò un istante accanto ad un gruppo di ragazzi, firmò qualche autografo e ad un giornalista che gli chiedeva se stava bene allargò le braccia e gentilmente disse “Sono qui”, poi rivolgendosi verso di me fece cenno con la testa di andare e io lo segui incantata come al solito. Sempre con la mia mano tra la sua riuscimmo ad entrare nell’atrio spazioso del locale e ci venne incontro un’avvenente signora accompagnata da un paio di uomini che lo abbracciarono molto cordialmente. Prima che lo allontanarono da me Michael si voltò verso Bob e guardandomi gli disse “Prenditi cura di lei”.


................

in special modo da alcune donne che cercavano in tutti i modi di sapere chi fossi e in che rapporti io fossi con lui. Michael si intratteneva con tutti cordialmente, stringeva mani e rivolgeva il suo splendido sorriso a chiunque gli rivolgesse la parola. Fu quasi intorno alle due del mattino che stanca cercai un posto tranquillo dove rilassarmi senza essere vista e mi sedetti nella penombra di un grande salotto poco distante dalla confusione che regnava nella sala principale, solo allora mi accorsi che poco distante da me c’era una coppia sprofondata in un divano che parlava sottovoce, sembravano abbastanza intimi, tant’è che mi sentii un po’ un’intrusa, ma quello che vidi poi mi fece gelare il sangue nelle vene e mi fece rimanere sgomenta.
L’uomo che in quel momento stava abbracciando la donna era Michael e io vidi chiaramente che lui avvicinò il suo viso a quello di lei e le diede un bacio sulla guancia, un senso di vertigine mi provocò un forte capogiro che mi lasciò senza fiato e nell’incapacità di muovermi. Non avevo la minima intenzione di spiarli, ma altresì non volevo che si accorgessero di me, ero troppo sconvolta dalla scena, mai e poi mai mi sarei immaginata di vederlo con tra le braccia un’altra donna e mentre mi chiedevo come potessi credere che io fossi l’unica e la sola donna di Michael grosse lacrime iniziarono a scivolarmi sulle guance.
Michael sembrava molto intimo con lei, parlavano fittamente e spesso la ragazza appoggiava la testa sulla sua spalla, in quel momento lo odiai con tutte le mie forze e in mio soccorso sentii la voce di Bob che, bussando alla porta prima di entrare lo chiamò, lui si alzò e prendendo la mano di lei la aiutò ad alzarsi ed insieme uscirono dalla stanza. Cercai di ricompormi il più in fretta possibile e cercai un bagno dove potermi rinfrescare il viso e la sfortuna volle che incontrai lei che si stava rimettendo il rossetto, mi fissò attraverso lo specchio e lanciandomi un sorriso di sfida mi girò le spalle e uscì. Appoggiandomi al lavabo cercai di riflettere su ciò che avevo visto “Ma che è tuo quell’uomo?” mi chiedevo tormentandomi una ciocca di capelli, “Ti ha forse promesso qualcosa? No di certo” ma ero comunque sconvolta dalla gelosia e dalla rabbia, come si era permesso di farmi ciò, che significava quella donna per lui?
Rientrando nel salone mi accorsi che Michael parlando con Bob mi cercava tra la gente e non appena mi vide mi fece cenno di raggiungerlo, a malavoglia e cercando di sorridere il più falsamente possibile mi avvicinai a loro. Speravo che mi dicesse che andavamo via invece si scusò e mi disse che Bob mi avrebbe riaccompagnato in albergo perché lui doveva trattenersi ancora per parlare con certe persone e si sarebbe fatto troppo tardi per me, gli dissi che avrei fatto come lui voleva e senza salutarlo segui Bob all’uscita. Mentre aspettavo che mi consegnassero il soprabito guardai all’interno della sala e lo vidi con accanto di nuovo quella donna che ora gli si era attaccata al braccio e gli sorrideva mentre lui, poggiava una mano sulla sua. Bob mi chiamò un paio di volte prima che io me ne accorgessi, poi guardando dove c’era Michael sollevò le sopraciglia e disse “Le donne, fanno tutte cosi quando si tratta di lui, più le scansa e più gli si appiccicano addosso!” Certo se gli avessi detto quello che avevo visto si sarebbe morso le labbra, ma visto che non avevo nessun diritto su di lui lo segui verso la macchina con la tristezza nel cuore.
Avevamo prenotato le stanze separate per cui non seppi a che ora tornò quella mattina, ma sicuramente fece tardissimo perché alle 15 del pomeriggio ancora dormiva. Entrai nella sua stanza sperando che si svegliasse, ma avvicinandomi al letto vidi che dormiva profondamente, era sdraiato supino con il lenzuolo che lasciava scoperta la parte superiore del corpo, le gambe leggermente aperte e un braccio che spariva sotto il cuscino. Era come al solito bello e terribilmente attraente anche nel sonno. Le sue labbra erano chiuse e il suo respiro era sommesso, come potevo pensare che potesse essere mio, solamente mio Michael Jackson, che razza di pensieri mi ero mai fatta per arrivare a questo, cosa mi aveva promesso lui, se non una semplice amicizia?
Richiusi la porta alle mie spalle e ritornai in camera aspettando che si svegliasse.
Mi feci portare un piccolo snack in camera perché non avevo intenzione di stare in mezzo alla gente e avevo una grande paura di incontrare quella donna, e poi ero troppo arrabbiata con Michael e non volevo che se ne accorgesse.
Trascorse circa un’ ora prima che sentii bussare e la porta si aprì prima ancora che dissi avanti, e lui entrò come aveva sempre fatto da quando stavamo insieme, con la sua bocca tirata in un dolce sorriso. Aveva indosso un pigiama color rosso porpora con sottili righe nere che sottolineavano la sua estrema magrezza. Si avvicinò alla poltrona sulla quale ero seduta si sedette sul bracciolo e tirandomi su il viso mi guardò negli occhi e mi disse:
“Cosa c’è? Cosa è successo, Bob mi ha detto che non sei scesa giù nemmeno per pranzare!”
Scansai il viso dalla sua mano, sapendo che questo lo avrebbe offeso, ma non avevo nessuna voglia di parlare della sera prima, tanto più che forse lui non mi avrebbe detto sicuramente nulla.
Mi alzai e girandogli le spalle gli dissi che ero solo stanca e avevo mal di testa.
Vidi, nello specchio che avevo di fronte, che Michael scosse la testa e sospirò profondamente.
Attesi qualche minuto pentendomi subito del mio gesto infantile, pronta a chiedergli scusa, ma lui era già dietro di me e mi guardava con occhi gravi, capii che forse avevo proprio sbagliato a comportarmi così, ma sapevo anche che ormai il danno era fatto.
“Ti giri per favore?” mi disse con voce secca “Vorrei parlarti”.
Attesi un paio di secondi perché avevo il cuore in gola per paura di sentire qualcosa di spiacevole, poi con gli occhi abbassati mi voltai, lui mi stava guardando , scansò dal mio viso una ciocca di capelli, poi senza che io me lo aspettassi mi prese tra le braccia e iniziò a baciarmi.Prima con grande dolcezza, poi accarezzandomi la schiena e spingendomi sul letto si mise sopra di me e mi baciò con inusuale veemenza. Rimasi sorpresa da questo suo gesto, capivo che c’era rabbia inespressa, ma non riuscivo a capirne il motivo, ma il suo respiro che ora sentivo vicino al mio orecchio, mi provocò dei brividi di piacere e mi abbandonai alla sua passione.
Facemmo l’amore a lungo e Michael fu un amante stupendo, delicato e travolgente allo stesso tempo, ma per tutto il pomeriggio parole non dette rimasero tra di noi, anche se lui scherzava e rideva come un ragazzino.

............
Quando entrai dopo un po’ nel bagno lui era sotto la doccia ed io lo attesi perché volevo dirgli che non avevo nessuna intenzione di andare con lui alla cena e mi sedetti sul bordo della vasca,in attesa che finisse.
Sporgendo la mano mi chiese di passargli l’accappatoio e mi accorsi che aveva il braccio con vistose macchie più scure dalla parte interna, non ci avevo fatto caso altre volte e questo mi dispiacque molto, per cui decisi di stare zitta e accompagnarlo alla serata, malgrado avessi una paura fottuta di rimanere delusa.
Con ancora indosso l’accappatoio e i capelli grondanti acqua si avviò verso la sua suite seguito dalla sua parrucchiera personale che lo aspettava fuori nel corridoio, prima di chiudere la porta, con i piedi che avevano bagnato tutta la moquette, si voltò verso di me, mi strizzò l’occhio e ammicando mi disse “Sei forse stanca, preferisci rimanere qui?”
Mi voltai di scatto e gli gettai addosso l’asciugamano con il quale mi stavo asciugando i capelli e lui ridendo entrò di corsa nella sua stanza gridando “Aiuto è pazza!”

Michael indossava un bel completo grigio scuro profilato di pelle , camicia bianca con dei bellissimi gemelli con un brillante al centro, un cravattino a nastro nero e un paio di stivali di camoscio. Appena scendemmo nella hall dell’albergo fummo avvicinati dal portiere che avvertì Michael che si erano radunati troppi fans e ci sconsigliava di uscire dal portone principale, ma Michael non voleva deluderli per cui mandò a chiamare la sua sicurezza e ordinò che organizzassero l’uscita in maniera che potesse passare vicino ai ragazzi che già da tempo gridavano il suo nome.
Una marea di flash ci accolse, fummo spintonati violentemente da tutti quei ragazzi e Michael fu quasi obbligato a camminare inchinato perché non si riusciva a passare e c’era il rischio che qualche svitato pur di toccarlo gli facesse male, difatti accadde proprio quello che lui temeva più di tutto e cioè la possibilità di essere graffiato sul viso, fortunatamente fu preso di striscio ma appena saliti in macchina ci accorgemmo che aveva sulla guancia sinistra un bel segno.
Era visibilmente scosso e portandosi la mano al viso si toccò chiedendo se c’era del sangue, io gli diedi il mio specchio da borsa e non appena si guardò gli uscì una imprecazione abbastanza forte, mi chiese un fazzolettino inumidito che passò sul graffio guardando fuori dal finestrino e senza dire una parola. Rimase così per tutto il tragitto sino al ristorante, poi voltandosi dalla mia parte fece cenno a Bob di fermarsi poco distante e accese la luce dell’interno.
“Hai qualcosa da mettere sopra, guarda che pasticcio è successo”
Tirai fuori il beauty-case che portavo sempre con me, e mi avvicinai a lui per cercare di mimetizzare con un po’ di cipria il graffio che ora era diventato abbastanza rosso.
Mentre stavo facendo ciò Michael mi guardava sorridendo e ormai non più preoccupato, i suoi occhi seguivano divertiti ogni mio gesto e non appena terminai di passargli il fard mi chiese nuovamente lo specchio “Sai non vorrei apparire con le guance come un pagliaccio, ci manca solo questo” dette uno sguardo alla guancia, poi guadandomi disse “Oh, brava, non si vede quasi nulla” mi porse la trousse poi fece cenno all’autista di rimettersi in cammino.

...............
Fu una cena molto noiosa, almeno per me, vidi che Michael mangiò pochissimo e poiché era all’altro capo della tavola mi era impossibile chiederli se avesse qualche problema, ma senza dubbio era semplicemente che Michael campava d’aria, e non mi spiegavo come facesse ad essere sempre cosi in forma. Appena terminata la cena lui mi cercò tra la gente e non appena mi vide mi attirò a se prendendomi per mano, “Vieni stammi vicino che non ne posso più di tutte ste donne” fece parlando sottovoce e camminando velocemente si allontanò dal resto della gente che ora era aumentata poiché il dopocena era aperto ad altri ospiti.
Credo che per Michael la possibilità di rimanere solo un istante sia una cosa impensabile, lo vedevo abbastanza imbarazzato quando era fatto oggetto delle attenzioni delle ragazze, le ammirava certamente, ma capivo che era sempre sulla difensiva. La confusione gli dava la possibilità di allontanarsi dal contatto col singolo, ma quando a volte ciò non era possibile allora avvertivo una certa inquietudine in lui, e provavo tanta tenerezza.
Rimanemmo fin quasi alle tre del mattino e quando finalmente ce ne andammo abbandonandosi sullo schienale della macchina Michael disse “Sono stanco, voglio tornare dai miei figli. Che ne dici se domani partiamo?”
Con il cuore traboccante di felicità io gli dissi che ero molto contenta, anche se molto probabilmente forse il mio tempo con lui stava per finire!
Durante le due ore di viaggio in aereo rimanemmo entrambi in silenzio, Michael, contrariamente alla volta precedente, volle che ci fossero riservati due posti nell’area VIP dove ci sistemarono lontano da tutti e lontano dagli sguardi curiosi degli altri passeggeri che, nonostante tutto cercavano continuamente di carpire qualcosa dal nostro atteggiamento.
Mi prese la mano e portandosela alla bocca vi impresse sopra un leggero bacio, si tolse gli occhiali e voltandosi leggermente dalla mia parte mi guardò e appoggiò la mia mano sulla sua guancia.
Chiusi gli occhi e desiderai che quel momento non finisse più ricordando la settimana passata a Londra e la mia folle gelosia per lui, allora mi venne da ridere
“Cosa c’è di così divertente, fai ridere pure me?” sentii la sua voce dolcissima che mi sussurrava nell’orecchio ed un brivido di piacere mi attraversò la schiena.
Aprii gli occhi e incrociai il suo sguardo. Due profondi occhi neri mi fissavano attraverso le palpebre socchiuse, “Aspetto ancora sai, cosa c’è?” riprese stavolta con insistenza, sapevo che Michael era curioso, ma non credevo fino a quel punto ed allora gli raccontai della cena della prima serata e di quando lo sorpresi nel salotto abbracciato con quella ragazza.
Ci mise un pochino prima di rammentare il fatto, non so se volutamente o forse perché in realtà io avevo esagerato il tutto, ma poi scuotendo la testa mi guardò con malcelata ironia e mi chiamò “Sciocchina mia, sei gelosa di me?”
Lo guardai un momento con una gran voglia di dirgli si, poi girai la testa verso il finestrino e gli dissi “No, ma cosa ti salta in mente”
Sentii battere sulla mia mano con il dito, era lui che cercava di attirare la mia attenzione.
“Lo sai chi era quella tipa li, e perché sono stato cosi affettuoso con lei? La figlia di una mia carissima amica londinese che stava piangendo sulla mia spalla perché l’aveva abbandonata il suo ragazzo dopo 5 anni di amore, e figurati se pensava a me!”
“Ma io ti ho visto abbracciarla e baciarla”
“Si, su una guancia, come si fa con una vecchia amica, e poi su non essere ridicola, potrebbe essere davvero mia figlia sai, potrà avere vent’anni appena”
“Allora scusami, perdonami se ho dubitato di te, anche perchè non ho nessun diritto di farlo”
A quelle mie parole Michael voltò la testa e tenendomi sempre la mano tra la sua chiuse gli occhi e mi disse “Dormiamo un pochino, ti va?”
Cercai di vivere quell’ultima ora di viaggio assaporando tutto il calore della sua mano, così morbida e rassicurante, ben sapendo che tornando in Irlanda e ai suoi figli, avrebbe avuto poco tempo da dedicare a me, ed io avevo già quasi esaurito tutto il tempo che il mio redattore mi aveva concesso e sarei dovuta rientrare in Italia.
Chiusi gli occhi, ma non per dormire, semplicemente per sognare l’impossibile, per fare mio un uomo che non lo potrà mai essere e volevo che il viaggio non avesse mai fine.
La voce dell’hostess che ci avvertiva che saremmo atterrati da li a dieci minuti mi riportò alla realtà, mi alzai per andare a darmi una sistemata e quando tornai al posto notai che Michael mi stava fissando malinconicamente mentre mi avvicinavo a lui.
“Ti prometto che un giorno sarò solo per te”

Fortunatamente, perché era molto tardi, l’arrivo di Michael all’aeroporto passò quasi inosservato a parte qualche viaggiatore in attesa che non appena lo vide scattò qualche foto con il cellulare e lo chiamò per stringergli la mano.
I bambini di Michael erano rimasti svegli in attesa del padre e non appena lo videro gli si gettarono tra le braccia baciandolo ripetutamente e cercando di salire in braccio per poterlo stringere. Era una scena molto carina, carica di amore e Michael baciava i visi dei figli come se non si vedessero da lungo tempo.
Avevano preparato il letto di Michael in maniera di starci tutti e quattro e pretesero che il padre si coricasse con loro subito, senza dargli il tempo nemmeno di mangiare qualche cosa.
Non voleva scontentarli e salutandomi con un bacio tirato sulla punta delle dita li vidi salire le scale tutti insieme, Prince che li precedeva facendo i gradini a due a due, Blanket in braccio al papà e Paris che lo cingeva alla vita, come una piccola donna.
Trascorsero cosi quattro giorni in cui lo vidi pochissimo e quelle volte che stavamo insieme era sempre con i bambini vicino, che non lo mollavano un attimo.
Sempre pronto ad esaudire ogni loro desiderio Michael sapeva elargire amore e severità con una inaspettata capacità, che mi lasciava meravigliata. Era molto saggio e non si lasciava intenerire tanto facilmente se si trattava di dare qualche punizione, ma che i bambini comprendevano e accettavano di buon grado anche perché Michael spiegava sempre tutto ai figli, con amore ma con fermezza.
Una sera subito dopo cena Michael si congedò da noi perché voleva portare i bambini a letto presto e pure lui desiderava andare a dormire, con il solito rituale dei bicchieri d’acqua ci salutarono e poiché era stata tutto sommato una giornata movimentata decisi di andare anche io in camera mia.
Mi spogliai lentamente e dopo essermi infilata la vestaglia mi sedetti in una poltrona che stava davanti ad una finestra che guardava il mare nero della notte irlandese.
Che strana malinconia si stava impossessando di me, forse era l’avvicinarsi della partenza che mi dava una grande tristezza, forse era la certezza che non l’avrei mai più rivisto, tutto questo mi passava per la mente mentre osservavo il mare che brillava alla luna e mi passavano per la testa le tante canzoni di Michael malinconiche e dolci allo stesso tempo.
Sentii bussare leggermente alla porta e senza attendere Michael entrò, attese un attimo per abituare al buio i suoi occhi, poi scorgendomi rannicchiata sulla poltrona mi si avvicinò. Si accovacciò davanti a me e prendendomi le mani mi sorrise “Ti avevo fatto una promessa, eccomi sono qui”
Il suo viso al chiarore della luna appariva ancora più bello e i suoi occhi mi guardavano con passione, ricambiai il suo sguardo e gli accarezzai la guancia.
“Vieni” mi disse mentre mi aiutava ad alzarmi “Ho una gran voglia di stare accanto a te”
Appena stesi sul letto Michael si appoggiò su un gomito e sempre fissandomi mi sussurrò all’orecchio una canzone d’amore, non faticai molto a capire che era “Why “ un brano che aveva cantato molti anni prima con i suoi nipoti e che io amavo moltissimo per la dolce melodia della musica e per il video che mi aveva sempre provocato forte sensazioni.
Avvicinò la bocca alla mia e slacciandomi la vestaglia iniziò ad accarezzarmi. Sentii il peso del suo corpo su di me, chiusi gli occhi che mi bruciavano dalle lacrime e lo baciai.

L’aereo prese quota e dopo qualche minuto lasciammo le coste della verde Irlanda.
I miei occhi fissavano il cielo pieno di nuvole, ma io non avevo bisogno di guardare nulla perché avevo nei miei occhi ancora le meravigliose ed indimenticabili giornate passate con Michael.
Risuonava ancora nella mia mente la sua voce della notte prima.
“Tell me why”
Non lo so ancora perché ha rapito così il mio cuore, so però che questa è stata l’ultima volta che l’ho visto.

Fine
Ultima modifica di liberiangirl il 19 marzo 2010, 14:47, modificato 1 volta in totale.

lavy80
Utente certificato
Utente certificato
Messaggi: 978
Iscritto il: 3 settembre 2009, 13:46

Messaggio da lavy80 » 27 febbraio 2010, 1:05

........ :sad: :sad: :sad: :sad: .........
IT'S ALL FOR L.O.V.E.
THANK YOU MICHAEL!

Laura Jackson
Utente certificato
Utente certificato
Messaggi: 624
Iscritto il: 11 luglio 2009, 18:04

Messaggio da Laura Jackson » 27 febbraio 2010, 14:12

Ho letto tutti e tre i tuoi racconti! Complimenti mi sono piaciuti tanto! :)
Mi incuriosisce molto la visione che hai di lui. In alcune situazioni che hai narrato anche io lo immagino come te. 8-)
Immagine

Keep on dancing and singing wherever you are

TrueLove
Esperto forum
Esperto forum
Messaggi: 712
Iscritto il: 20 agosto 2009, 18:00
Località: Acireale(CT)

Messaggio da TrueLove » 27 febbraio 2010, 14:59

Che bellooo!!!Complimenti davvero!!! :) :) :)
Se vieni al mondo sapendo di essere amato e lo lasci sapendo la stessa cosa,allora tutto ciò che nel frattempo è accaduto sarà valso la pena...MJ

liberiangirl
Utente certificato
Utente certificato
Messaggi: 1582
Iscritto il: 16 settembre 2006, 16:01

Messaggio da liberiangirl » 2 marzo 2010, 12:32

Grazie ragazze a tutte.


Laura Jackson mi piacerebbe conoscere il tuo pensiero, specialmente quando dici che ti incuriosisce, cosa intendi? Mi sembra pure che abbiamo lo stesso pensiero su di lui eh? :)

Laura Jackson
Utente certificato
Utente certificato
Messaggi: 624
Iscritto il: 11 luglio 2009, 18:04

Messaggio da Laura Jackson » 2 marzo 2010, 14:07

Mi incuriososce in vari punti.
Innanzitutto quando lo descrivi così "intraprendente" con le donne. Ad esempio nel primo incontro con Sarah dove è lui a prendere l'iniziativa, oppure nel primo racconto quando alla festa del suo amico fa il primo passo con la sconosciuta incontrata vicino la piscina, e la bacia.
Tu lo immagini così ed è giusto. E' il tuo racconto, la tua fantasia. Mi piace leggere altri punti di vista, ecco perchè dico che mi incuriosisce!
Forse io lo vedo allo stesso tuo modo ma con persone che conosce bene, come ad esempio con Lisa Marie che è stata sua moglie, ma non con una sconosciuta. Lo reputo più timido. Però le situazioni che hai narrato sono davvero molto belle!

Per quanto riguarda il rapporto con i figli tu descrivi Prince e Paris come due birbanti e Blanket come uno che fa spesso i capricci. Probabilmente sono così, come tutti i bambini alla loro età. Scrivi che Michael pensa di aver paura di non riuscire a tenere a bada i primi due. Però io li immagino un pò più consapevoli, più tranquilli e immagino Michael che quasi non ha più bisogno di dire loro (Prince e Paris) come comportarsi perchè già molto maturi e composti.

Ultima cosa. Descrivi spesso Michael che dorme in un sonno profondo sia quando sta con Sarah, sia quando è con i bambini (si addormenta sul lettino in piscina, sul letto con Blanket ecc). Io invece lo immagino molto più insonne.

Quello che ho appena scritto non vuole assolutamente essere una critica ai tuoi splendidi racconti. Mi hai chiesto il mio pensiero e ti ho esposto quello che mi incuriosisce. Mi incuriosisce proprio perchè diverso da quello che immagino io.

Per tutto quanto il resto, come ad esempio le sensazioni che descrivi, alcuni lati del suo carattere, il modo in cui si commuove o si comporta con la gente, la sua sofferenza e anche il Michael "amante", la penso come te!!

PS. Parlo di lui al presente perchè intendo "Michael soggetto di un racconto", non perchè credo sia vivo. 8-)
Immagine

Keep on dancing and singing wherever you are

liberiangirl
Utente certificato
Utente certificato
Messaggi: 1582
Iscritto il: 16 settembre 2006, 16:01

Messaggio da liberiangirl » 12 marzo 2010, 9:58

Laura Jackson ha scritto:Mi incuriososce in vari punti.
Innanzitutto quando lo descrivi così "intraprendente" con le donne. Ad esempio nel primo incontro con Sarah dove è lui a prendere l'iniziativa, oppure nel primo racconto quando alla festa del suo amico fa il primo passo con la sconosciuta incontrata vicino la piscina, e la bacia.

""Beh con Sarah bisogna leggere il contesto del momento, l'angoscia della sua anima per le accuse, per le cattiverie e la disperazione, per cui io l'ho immaginato anche abbastanza violento come amante.
Nel racconto "Neverland" incontra questa donna misteriosa e solitaria come lui, lontana dalla mondanità, ma in un contesto drammatico e nel contempo rassicurante, con l'oscurità e l'oceano che li circonda, il sapore della salsedine sulla pelle, l'attrattiva è quella donna rassicurante nei modi diversa da quelle con le quali ha parlato fino a poco tempo prima in salotto. Attrae ciò che in fondo ti evita, e lei lo ha fatto.
Penso che Michael amasse le donne, in entrambi i punti di vista, sessuale e amoroso. ""


Tu lo immagini così ed è giusto. E' il tuo racconto, la tua fantasia. Mi piace leggere altri punti di vista, ecco perchè dico che mi incuriosisce!
Forse io lo vedo allo stesso tuo modo ma con persone che conosce bene, come ad esempio con Lisa Marie che è stata sua moglie, ma non con una sconosciuta. Lo reputo più timido. Però le situazioni che hai narrato sono davvero molto belle!

""Inserisco un altro racconto, stavolta c'è Lisa Marie ! ""

Per quanto riguarda il rapporto con i figli tu descrivi Prince e Paris come due birbanti e Blanket come uno che fa spesso i capricci. Probabilmente sono così, come tutti i bambini alla loro età. Scrivi che Michael pensa di aver paura di non riuscire a tenere a bada i primi due. Però io li immagino un pò più consapevoli, più tranquilli e immagino Michael che quasi non ha più bisogno di dire loro (Prince e Paris) come comportarsi perchè già molto maturi e composti.

""Beh d'altronde sono piccoli come dici anche tu quindi irrequieti, però io ho sempre avuto questa sensazione guardando le foto, te la spiego, Prince e Paris sempre abbastanza vicini, magari per mano , fratelli di una stessa madre e quindi forse più legati, mentre Blanket più piccolo e "fratello" di altro letto per intenderci, oppure semplicemente perchè più piccolo e lagnoso, per come l'ho visto io all'epoca dei racconti.""

Ultima cosa. Descrivi spesso Michael che dorme in un sonno profondo sia quando sta con Sarah, sia quando è con i bambini (si addormenta sul lettino in piscina, sul letto con Blanket ecc). Io invece lo immagino molto più insonne.

""PERCHE' IO NEL SONNO TROVO LUI forse semplicemente per questo, perchè nel sonno io trovo rifugio dai pensieri perchè nel sonno c'è anche l'abbandono del corpo e Michael presumo fosse un po' agitato, peccato che però NEL SONNO LO HANNO AMMAZZATO!""

Quello che ho appena scritto non vuole assolutamente essere una critica ai tuoi splendidi racconti. Mi hai chiesto il mio pensiero e ti ho esposto quello che mi incuriosisce. Mi incuriosisce proprio perchè diverso da quello che immagino io.

Per tutto quanto il resto, come ad esempio le sensazioni che descrivi, alcuni lati del suo carattere, il modo in cui si commuove o si comporta con la gente, la sua sofferenza e anche il Michael "amante", la penso come te!!

PS. Parlo di lui al presente perchè intendo "Michael soggetto di un racconto", non perchè credo sia vivo. 8-)


cREDO COMUNQUE CHE I TUOI COMMENTI AI MIEI RACCONTI SIANO SINTOMO BEN PRECISO CHE SEI UN'ATTENTA LETTRICE e ti ringrazio di leggerli con questo interesse!

Rispondi